Ogni trauma emotivo risveglia la ferità da abbandono: dobbiamo farcela con noi stessi, prima di tutto!
La ricerca di sicurezza è innata in ognuno di noi e nei momenti di vulnerabilità emotiva tutto appare instabile e privo di controllo.
La sensazione di abbandono e l’atteggiamento negativo che ne consegue, è direttamente proporzionale al vuoto interiore che ci portiamo dentro fin dall’infanzia e quando il trauma da superare è immensamente grande, si avverte quel gran senso di solitudine di cui spesso non siamo consci e che abbiamo provato tutti nella nostra prima infanzia, quando abbiamo dovuto confrontarci con l’allontanamento della figura materna o genitoriale sostitutiva.
Quando terminerà questo confinamento forzato in casa, causa Covid-19, sicuramente, si verificheranno innumerevoli casi di “crisi personali” che si manifesteranno in svariati modi, dall’ansia, agli attacchi di panico alle cosiddette “paure di tutto”.
Si tratta del manifestarsi di disturbi post traumatici da stress.
Sono problematiche di carattere emotivo-comportamentale scaturite dalla pandemia Coronavirus: non abbiamo avuto il tempo di abituarci alla paura dell’ignoto in quanto si tratta di un timore incontrollato e che non appartiene a nulla che abbiamo vissuto nel nostro passato.
Ne abbiamo sentito parlare di pandemie passate, dal “colera” alla “peste”, ma non l’abbiamo vissuto nulla di tutto questo e, soprattutto, mai avremmo pensato di vivere tale paura nell’era in cui si va sul pianeta Marte.
E’ come se l’evoluzione avesse saltato delle tappe e, gli effetti psicologici sono già più che evidenti in ognuno di noi, in diversi gradi di importanza e di contenimento emotivo.
Insonnia, ansia, depressione, paura sono sensazioni che, ora più che mai sentiamo vicine, senza alcun giudizio per chi le sta già vivendo appieno.
L’auspicio è che queste sensazioni non aumentino nel tempo e che alla fine non si torni all’inizio!
Quando si subisce un trauma emotivo, i risvolti che si susseguono nel tempo sono diversi da persona a persona, in quanto ognuno di noi ha un proprio bagaglio alle spalle, il cosiddetto “vissuto personale” che rende le esperienze diverse le une dalle altre.
Statistiche e questionari, progetti di studio, sono già stati pubblicizzati da diversi enti e università italiane e di tutto il mondo, ma nessuno può ipotizzare come saremo diventati “dopo”.
Ogni giorno veniamo informati sui danni del “virus misterioso”, sulle varie misure di restrizione, sui contagi, sui morti e, non per ultimo sulle ricadute economiche a livello locale e mondiale: una tempesta perfetta per destabilizzare coloro che sono sprovvisti di salde “ancore emotive”.
Si, perché è più facile affrontare questo momento per coloro che hanno alle spalle un percorso personale di consolidamento emozionale.
Chiedere aiuto all’insorgenza dei primi sintomi e fondamentale per non cadere in stati mentali che rischiano di divenire veri e propri labirinti senza uscita.
Quando si ravvisa insonnia, ansia eccessiva, depressione e ci si accorge di essere insofferenti con colleghi e familiari, creando vere e proprie situazioni conflittuali mai verificatesi prima, è il momento di fermarsi e pensare di trovare rimedio.
Al contrario, ci sono soggetti che, per difendere la propria mente utilizzano (senza esserne coscienti), la tecnica dell’evitamento: fanno finta che nulla stia accadendo, continuando a comportarsi come se nulla fosse accaduto: queste persone non ascoltano i telegiornali, leggono e si aggiornano solo su argomenti che danno allegria, ascoltano musica e pretendono di fare sempre lo stesso tipo di vita.
L’angoscia da sequestro esiste e la si può notare tramite l’aggressività che alcune persone manifestano verso altre che, per esempio, non indossano la mascherina o non portano guanti, o sciarpa davanti alla bocca ecc. (pur non essendo a tutt’oggi obbligatorio tutto ciò), ma temono gravi pericoli per la propria salute e, arrivano addirittura ad insultare le persone che non rientrano nei canoni che si sono prefissati per rimanere “al sicuro”.
Insomma, si tratta di veri e propri comportamenti eccessivi e inadeguati che, in diverso momento, non sarebbero mai scaturiti da persone educate e contenute verbalmente.
Tutte situazioni queste, che oscillano da un estremo all’altro, e che manifestano angosce profonde che possono portare a comportamenti che vanno dall’auto-isolamento sociale alla completa anarchia rispetto alle regole da seguire.
E’ anche vero tutto il contrario: noi abbiamo più forza di quella che pensiamo.
Rimanere centrati si può!
Ognuno di noi possiede anche, meccanismi automatici di autodifesa emotiva, imparati durante l’intero arco della propria vita.
Si tratta di istinti primitivi latenti per la salvaguardia della specie umana, reazioni impresse nel nostro essere e viventi più che mai e che ci hanno protetto fino ad ora e che continueranno a farlo, ora più che mai.
Quello che, sicuramente sarebbe bene evitare, è ricorrere ai farmaci, prima di avere provato di attivare le nostre risorse interne naturali.
L’ansia e la paura non sono solo nemici da combattere, sono anche normali reazioni da mantenere in equilibrio.
La paura, al suo stato originale, ha la funzione positiva di avvertirci, in anticipo, riguardo ad eventuali situazioni di pericolo.
Anche l’ansia, se non prende il sopravvento, rappresenta una parte necessaria di risposta allo stress.
Insomma, non c’è nulla di sbagliato e nulla di giusto: tutto il nostro stato emozionale deve essere governato da confini ben precisi, oltre i quali è necessario chiedere aiuto a professionisti che, possono dare un giusto contributo per alleviare malesseri e tornare in poco tempo alla normalità.
Esistono “azioni minime” che possono cambiare la nostra vita.
E’ pertanto necessario agire e reagire portando attenzione a ciò che accade nel nostro mondo interiore.
Dobbiamo allenarci a conoscere e riconoscere cosa va e cosa non va in noi.
Dobbiamo “accorgerci”.
A questo punto, vorrei proporre una delle mie teorie per “imparare a stare meglio: quella delle tre “A”:
- Accorgersi
- Annotare
- Allenare
Accorgersi di come siamo diventati e di come ci stiamo comportando con noi stessi e con gli altri (familiari, colleghi, amici).
Annotare per iscritto quali sono i comportamenti anomali assunti durante la giornata: sarà un compito difficile (all’inizio) riconoscere azioni a dir poco sbagliate, ma si tratta di un esercizio molto utile per imparare a riconoscere espressioni e parole totalmente fuori dagli schemi.
Allenare la nostra mente ad essere guidata nei processi importanti di crisi affinchè non sia “lei” a guidare noi dove vuole “lei”: perché spesso la mente …mente!
E’ quindi sempre importante sapere che è possibile contare sulle proprie risorse e capacità interiori, quelle virtù che nessuno ci può portar via.
Prendere consapevolezza di avere innati “strumenti anticrisi” è sicuramente la via migliore per rimanere in equilibrio con se stessi e con gli altri, perché ognuno di noi è un essere sociale.
Per questo è assolutamente necessario applicare la semplice regola delle “tre A”, per imparare a riconoscere e riconoscersi nei momenti di difficoltà.
Si può cambiare solo ciò che si riconosce!
Dott.ssa Piera Vitali