La fisiognomica: volto, personalità e destino
Studiando sui testi di illustri predecessori, che già ai loro tempi associavano il temperamento dell’individuo ai tratti del volto, e mettendo a frutto la teoria attraverso l’osservazione diretta e l’esperienza sul campo, ho potuto realizzare un mio personale metodo di lettura di un organo che, pur essendo nascosto spesso dai capelli, costituisce un aspetto importante del volto umano: l’orecchio.
Ho capito che ogni “diversità” significa straordinarietà: lineamenti, segni, rughe possono fornire informazioni preziose sugli aspetti profondi del nostro carattere e del nostro destino. Proprio in virtù dell’unicità di ogni essere umano, l’argomento che collega valori estetici e caratteriali risulta piuttosto complesso e delicato, ma non per questo va accantonato: al contrario, bisognerebbe evitare di formulare giudizi sbrigativi al riguardo. Preziosi organi di senso, le orecchie non solo ci guidano all’ascolto dei suoni profondi della vita, ma, se osservate con attenzione, permettono di intuire molti aspetti della persona che abbiamo di fronte. A seconda della forma e dell’attaccatura, potranno indicare il suo grado di curiosità e interesse verso gli altri, e raccontare qualcosa del suo magico rapporto con la realtà e il destino.
Come le impronte digitali di una persona rappresentano qualcosa di assolutamente originale, così ogni orecchio contiene una “mappa” della vita passata, presente e futura del suo proprietario che non è mai uguale a quella di un altro: un marchio distintivo inconfondibile, su cui sono impressi i segni della sua anima e che consente di sentirela vita, ascoltare il futuro e udire il destino. Nell’orecchio, infatti, nulla compare per fatalità assoluta: in esso vengono riflesse le inclinazioni della nostra personalità, è tracciato il vissuto che ci ha segnato e che ci guiderà verso l’avvenire, e anche l’andamento delle questioni “di cuore” può venir rilevato e indirizzato alla migliore risoluzione attraverso la consultazione del padiglione auricolare. L’orecchio è infatti un organo estremamente sensibile.
Le varie tecniche di lettura dell’orecchio sono tutte complementari e integrabili tra loro; sia che vengano dall’Oriente che dall’Occidente, esse costituiscono valide indicazioni non esaustive che insieme possono portare a ottimi risultati interpretativi; la cosa più importante resta comunque la pratica dell’osservazione, e soprattutto è indispensabile evitare il rischio della semplificazione e ricordare che, in questo come in altri ambiti di ricerca: “Il cammino è la meta”.
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“…Tutte le scienze, tutte le arti che fanno congetture: la grafologia, la chirologia, la fisionomia, la meteorologia, valutano l’uomo o ciò che lo circonda e, in una certa misura, lo orientano, fornendogli un pronostico, una previsione, una scommessa sull’avvenire”
(Carl Gustav Jung)
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“Conosci te stesso e impara a conoscere gli altri, e tu conoscerai tutti i segreti dell’universo”: Questa massima, ispirata alla iscrizione posta sul frontone del tempio di Delfo è sempre di grande attualità. Ma come trovare il cammino di questa conoscenza? La fisiognomica (scienza della conoscenza dell’anima, ossia dei pensieri e dei sentimenti dell’essere umano attraverso la forma del suo viso) è una di queste strade.
Non si tratta di imparare a memoria una enormità di dati tecnici, ma di capire che tutto ciò che si vede in un viso ha un senso che si può decifrare imparando a leggere il gran libro della natura che ciascuno porta aperto in se stesso.
In questo modo la scritta del tempio di Delfo acquista e rivela tutto il suo significato.
L’universo apre le porte dei suoi segreti, permettendo a ciascuno di sviluppare tutte le proprie potenzialità e di giungere ad uno stato di gioia profonda e vera.
La fisiognomica è un’Antica Scienza che come tutti gli Antichi Saperi, porta alla scoperta di Nuovi Saggi Orizzonti di Vita…
Belle fattezze, così come stravaganze morfologiche e mostruosità hanno incuriosito filosofi, naturalisti e scienziati fin dall’antichità. Aristotele affermava che era possibile giudicare un uomo dalla sua struttura fisica, e anche Plinio, Seneca e Cicerone ebbero modo di sviluppare alcune riflessioni sul tema.
L’idea della correlazione tra anomalia fisica e degenerazione morale è un tòpos che si ritrova nell’idea di ordine come equivalente di bellezza e nel concetto greco per cui “ciò che è bello è anche buono”. In particolare, la parte alta del corpo veniva considerata più nobile di quella bassa, per cui la testa, il volto e gli occhi, se belli, erano considerati anche segno di un buon cuore. La fisiognomica nacque dunque dal desiderio di stabilire un nesso tra corpo e anima, esteriorità e interiorità, e di gettare un ponte verso quel luogo apparentemente irraggiungibile in cui abitano la psiche e il futuro.
Leonardo da Vinci (1452-1519), una delle figure più autorevoli nella storia della cultura e dell’arte, sottolineò il profondo legame esistente tra fattezze del viso e moti dell’anima.
Un altro fondamentale contributo allo studio della fisiognomica venne dall’umanista Giambattista Della Porta (1535 – 1615), che nel 1586 scrisse un celebre trattato in quattro libri intitolato De humana Physiognomonia. Il testo, ampliato nel primo Seicento, è un’opera di sintesi del precedente pensiero classico-medioevale sulle corrispondenze tra aspetto fisico e carattere dell’uomo, e comprende anche settori dedicati alla chiromanzia (ossia alla lettura delle linee della mano) e all’astrologia. In quest’opera, Porta utilizzò xilografie di animali per analizzarne le corrispondenze con i tratti somatici dell’uomo.
Nella seconda metà del 1700, quasi duecento anni dopo il trattato di Della Porta, il filosofo e teologo Johann Kaspar Lavater (1741-1801) riprese alcuni dati della fisiognomica antica, mettendo a punto una personale diagnosi del carattere umano sulla base delle caratteristiche facciali.Con i suoi studi sulla discendenza della razza, il naturalista Charles Darwin cercò di spiegare perché il corpo di molte specie apparisse perfetto per le loro esigenze e caratteristiche comportamentali: secondo la legge di selezione naturale, infatti, alcuni caratteri fisici, inizialmente comparsi per caso e adatti a un particolare ambiente, avrebbero favorito la sopravvivenza di determinati esemplari che, riproducendosi finirono con il caratterizzare l’aspetto di un’intera specie.
Il più importante contributo allo studio della fisiognomica moderna si deve senza dubbio all’illustre medico e antropologo veronese Cesare Lombroso (1835 – 1909), che approfondì l’argomento con importanti studi, traendone ipotesi per applicazioni pratiche nella psicologia forense e nella prevenzione di reati. L’illustre medico, giurista e criminologo italiano Cesare Lombroso.
Nel 1871, l’autorevole studioso pubblicò il suo testo più importante, L’uomo delinquente, che poi sviluppò in un’opera in più volumi, dove analizzava la predisposizione a commettere crimini da parte di alcuni soggetti. Ancora oggi, per esempio, si dice: “Quel tipo ha la faccia da delinquente”, e talvolta capita che lo sia davvero.
Misurando forma, dimensioni del cranio e lineamenti del volto di molti criminali, Lombroso concluse che i loro tratti ricordavano quelli dell’uomo primitivo e stabilì un’equazione tra mondo criminale e fisionomie selvagge. Suo obiettivo principale era individuare e classificare i “tipi delinquenti” in una sorta di variegato identikit, per capire quali forze psichiche modellassero i loro corpi.